Ho incontrato qualcuno che, con amore, ha cercato e raccolto insieme a La Loba le mie ossa e ha iniziato a cantare. Quella persona ha accompagnato la mia trasformazione. Era tutto già dentro di me; è già tutto dentro ognuna di noi, fin dai tempi antichi. Ma ci hanno allontanato da quella consapevolezza, da quella saggezza, da quella selvatichezza. Ci hanno volute deboli perché troppo potenti, ci hanno volute succubi per costringerci a seguire inconsapevolmente le loro scelte.
Nessuna psicoterapia era mai servita: i miei automatismi riemergevano violenti, i pensieri cupi bussavano ciclicamente alla porta della mia mente. E con essi, il senso di colpa per non progredire mai, per non essere mai la persona a cui ambivo. Lottavo contro sintomi che odiavo e che mi facevano odiare la donna che ero, invece di ascoltare ciò che avevano da dire.
Ma una volta che La Loba ha iniziato a cantare su di me e le mie ossa prendevano forma, ho capito che molte delle mie sofferenze e tristezze, del mio voler a volte scomparire senza tornare mai più, trovavano forza nella mia ostinata ricerca di approvazione sociale, invece che nell’ascolto dei miei istinti più profondi. Tutto rispondeva a regole che, per secoli, ci hanno portato dall’essere venerate all’essere perseguitate. Noi donne siamo state immerse in un’idea di inferiorità: da un lato deboli e docili, dall’altro depresse, isteriche o poco di buono. Il mio pensiero critico era azzerato, e io non me ne ero mai resa conto.


Come nasce La Loba
Chi ha letto Clarissa Pinkola Estés intuisce già di cosa sto parlando; chi non la conosce, La Loba è la "donna-lupa," la nostra natura selvaggia. È colei che vive nella profondità dei nostri occhi, del nostro bacino, dove raccoglie le ossa, tutte le ossa. Una volta composto lo scheletro, inizia a cantare, e piano piano si formano la carne, la pelle, i capelli. Le ossa sono indistruttibili, quella parte di noi che rimane immutabile ma che si rinnova costantemente.
Ho capito che mente e istinto possono invece fluire insieme, che posso fondare la mia vita quotidiana su ciò che di più profondo vive dentro di me. Quel canto mi ha riportato a Casa, una casa che ha la sua porta d’ingresso nel mio Corpo, perché è da lì che tutto è partito; è lì che si trovano la vita, la storia e la nostra spiritualità. Il nostro passato e tutte le nostre difficoltà, fin dal nostro concepimento, si riflettono sul corpo creando tensioni e schemi di comportamento che influiscono sul nostro senso di identità. Il Corpo sa tutto e, se ascoltato con amore e presenza, seguendo i suoi tempi, può riportarci a dove dovremmo essere da sempre.
Toccando quel luogo profondo dentro di me, ho sentito una voce chiara che mi parlava di rivoluzione. Ma questa rivoluzione non era da condurre con le stesse armi che hanno distrutto il nostro Femminile Profondo, bensì mettendo ciò che ho imparato a disposizione di altre donne, perché tutte noi meritiamo di tornare a Casa. Un tocco per volta, una parola per volta, guidate da La Loba, colei che sa. Colei che sa soffiare l’anima nelle cose che soffrono, che sa tutto di noi.
